La nuova frontiera del bullismo: “inganna il maiale”
E’ la nuova moda per fare del male, per fare bullismo, per ferire. Come se bastasse essere grasse, in sovrappeso e meno carine per diventare la potenziale vittima di uno scherzo violento e persecutorio.
“Pull a pig”. Ecco il nome della nuova frontiera del bullismo e se ne parla dopo la vicenda, rilanciata dai media britannici, della ragazza inglese sedotta e umiliata da un coetaneo olandese conosciuto a Barcellona. I ragazzi lo definiscono uno scherzo, ma altro non è che un altro modo di bullizzare per gioco, ferendo la vittima di turno.
“Nessuna nuova moda”, chiarisce subito all’Adnkronos Maura Manca, presidente dell’Osservatorio nazionale adolescenza. Che spiega: “Pull a pig, letteralmente significa ‘inganna un maiale’ ed è una pratica che oggi viene erroneamente lanciata come nuova moda e vede un gruppo di amici fare a gara per riuscire ad avvicinare una ragazza, considerata poco avvenente o meglio la più brutta, con lo scopo di farle credere di essere interessati a lei, conquistarla e magari portarla a letto per poi umiliarla dicendole che si trattava tutto di uno scherzo”.
Una delle prime ragazze in Italia a volere raccontare questa follia è una polesana di 30 anni, I. F., che su “Il Fatto Quotidiano” ha raccontato la propria storia a Selvaggia Lucarelli.
Un gioco tremendo che, anche se restasse confinato tra lui e lei, sarebbe pesantissimo. Ma è molto peggio. Perché la ragazza presa di mira, oltre a venire scaricata all’improvviso dalla persona dalla quale per qualche giorno si è sentita amata e protetta, vede finire online anche le proprie foto private, con commenti atroci legati al proprio peso e ai propri – presunti – difetti fisici. L’ultima frontiera della stupidità social si chiama “pull a pig”, espressione gergale che significa, grossomodo, “prendi in giro un maiale”. Un atto di bullismo devastante che viene compiuto ai danni delle ragazze sovrappeso.
“Addirittura si è arrivati a far prendere treni, aerei, a far affrontare dei viaggi della speranza per poi accorgersi di essere caduti nella rete dei bulli -continua Manca su Adnkronos -. Tutto questo viene anche documentato e diffuso attraverso le chat e l’umiliazione viene moltiplicata per il numero di condivisioni, di commenti e di offese. Nel momento in cui si vorrebbe dimenticare, si vorrebbe voltare pagina, si diventa lo zimbello di turno e ogni volta quelle risatine, quei messaggi, quelle prese in giro, fanno male come la delusione iniziale”.
Tutto questo ha delle conseguenze molto importanti sul piano psicologico.